[Recensione] Medal of Honor

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alpha24
view post Posted on 14/6/2011, 09:52     +1   -1





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Non è mai semplice trattare un argomento delicato come la guerra, soprattutto se è ancora in corso come quella in Afghanistan, dove uomini di tutte le età combattono un conflitto difficile, dai contorni troppo sfumati e dall’esito ancora incerto. Ancora più difficile è farlo attraverso i videgiochi, un media ancora giovane e troppo spesso al centro di feroci critiche, per via dell’utilizzo improprio che può esserne fatto da parte dei più giovani. Medal of Honor prova a scardinare queste convinzioni, regalandoci un punto di vista più maturo e meno ottimistico del conflitto mediorientale, forse non ancora completamente libero dalla retorica patriottistica americana, ma sicuramente molto interessante, crudo e credibile.

Campagna
Per donarci uno spaccato di questa guerra i ragazzi di Danger Close Games provano a presentarci il punto di vista dei soldati, ragazzi normali coinvolti in un conflitto più grande di loro, nel quale provano semplicemente ad eseguire gli ordini e portare a casa la pelle. Non è la storia di un soldato specifico, ma l'istantanea di un duro scontro gli alleati non stanno vincendo, assediati su di un terreno ostile che rende vano il loro strapotere tecnologico. Nelle circa cinque ore di campagna assisteremo all’evolversi della trama da diversi punti di vista, a seconda di chi in quel momento è coinvolto nell’azione. Una delle peculiarità di Medal of Honor è questo senso di continuità delle diverse vicende, tra le quali non spicca un protagonista assoluto, bensì emerge una sorta di cameratismo tra i soldati coinvolti, che una volta scesi in campo dimenticheranno i bei propositi che animano Washington e i suoi burocrati, scoprendo di dover lottare per rimanere insieme, ovvero l’unica chance di sopravvivenza. Seguiremo quindi le vicende di Rabbit, un ranger impiegato in operazioni di terra, impersoneremo poi Deuce, un cecchino in missione solitaria tra le montagne afghane per stanare e segnalare attività ostili, che vi coprirà le spalle grazie alla sua infallibile mira; Hawk, Capitano a bordo dei temibili Apache, la cavalleria aerea, che in più di un occasione coprirà la nostra ritirata, o Dante Adams, specialista in armi pesanti, chiamato in causa quando ci sarà da stanare il nemico. Per quanto l’epicità di alcuni scontri sia palpabile e vi ritroverete alla fin fine a sterminare decine di avversari con pochi uomini, Medal of Honor mette di fronte ad un conflitto difficile, dove gli avversari sono numerosi, furbi e ben organizzati, il terreno è ostile e solo la superiorità militare alleata permetterà ai protagonisti di cavarsela in situazioni disperate. Un registro dunque molto più realistico di quello della concorrenza, dove abbiamo visto eroi senza macchia portare la democrazia nel mondo senza mai subire un contraccolpo. I ragazzi di Danger Close vi faranno invece correre, accucciarvi dietro i massi e spesso fuggire di fronte al nemico, che per via del terreno non sarà mai fronteggiabile a viso aperto, ma andrà stanato in gallerie o tra i massi. Il continuo cambiare soggetto permette agli sviluppatori di offrire approcci sempre diversi all’azione: si andrà da classiche fasi a terra, al controllo di una torretta di un Apache, dai lunghi silenzi di una sessione di caccia con Deuce, alla precipitosa fuga di fronte ad un’orda armata. Se nel complesso tutti questi elementi sono già stati incontrati in prodotti analoghi, il modo nel quale sono stati raccolti in Medal of Honor rende l’esperienza molto efficace, capace di coinvolgere lo spettatore come pochi concorrenti hanno saputo fare. Proprio per l'alta qualità dell'esperienza offerta dal titolo EA, appare abbastanza incomprensibile come alcuni difetti tecnici possano essere presenti tra gli script del gioco. Sopravvivere ad una battaglia epica, nella quale si è sudato ed imprecato per rimanere in vita assieme ai propri commilitoni, per poi attendere invano che parta una scena precalcolata, è uno smacco non da poco, soprattutto se costringe a ripetere l’ultimo segmento giocato. Superati questi problemi, riscontrati su PC e Playstation 3, Medal of Honor diventa un’esperienza realmente godibile, sicuramente una delle più coinvolgenti tra gli sparatutto militari, anche grazie all’ottima giocabilità, che beneficia di un buon feedback delle armi e di una configurazione dei comandi molto agile, che permette di scivolare facilmente dietro un riparo e da questo sporgersi per sparare ai nemici.

Unreal Engine
Lo sviluppo di Medal of Honor è stato suddiviso tra due gruppi autonomi: i Danger Close per quanto riguarda la campagna singolo giocatore e DICE per seguire la componente multiplayer. Questo significa che i due team hanno intrapreso in molti aspetti percorsi paralleli, a cominciare dall’utilizzo del motore grafico. Gli ex EA Los Angeles hanno infatti scelto di utilizzare una versione pesantemente modificata dell’Unreal Engine 3, grazie alla quale confezionare un prodotto dall’alto impatto estetico. Una volta superati i primi istanti di gioco, su PS3 capaci di tentennare anche durante i video, il motore grafico mette in risalto il lavoro certosino compiuto dai grafici per restituire tutta la durezza del territorio afghano, fatto di brulle montagne che si aprono in valli secche bruciate dal sole, villaggi devastati da centinaia di battaglie e territori poveri e disabitati. In ambienti di così ampio respiro il gioco vi condurrà lungo sentieri predefiniti, mascherando abilmente i confini grazie ad un ritmo incalzante. Buona anche la realizzazione dei modelli nemici, ben animati e realistici, anche se poco credibili quando colpiti a morte. Ottima l’intelligenza artificiale dei propri compagni, capaci di essere un valido supporto all’azione, mentre meno brillante è quella avversaria, che tende a rimanere scoperta ed ad attaccare frontalmente. Combinando questi due fattori si può dire che il livello di difficoltà generale non è proibitivo, a meno che proviate a battere i tempi online nella modalità TIER 1, dove dovrete ripercorrere i livelli singolo giocatore cercando di accumulare più punti nel minor tempo possibile. Nulla da dire a riguardo del comparto sonoro, con musiche sempre molto epiche e calzanti ed un’effettistica di primo piano.

Multiplayer
La divisione delle modalità singolo e multigiocatore è riscontrabile sin dal menù iniziale, dove dovrete scegliere se affrontare la campagna o la modalità competitiva. Una volta deciso di affrontare avversari umani verrà caricata una versione modificata del Frostbite, il motore proprietario di DICE. I ragazzi svedesi hanno utilizzato la loro decennale esperienza per imbastire una modalità multi giocatore veloce e frenetica, che si distacchi da quanto mostrato nel loro cavallo di battaglia Battlefield e si avvicini maggiormente ai ritmi dei vari Call of Duty. I limiti di spazio imposti da un duplice motore grafico e dal supporto DVD hanno costretto i programmatori a ridurre il numero di mappe disponibili, otto, e le modalità di gioco, quattro. Queste ultime richiamano da vicino i cavalli di battaglia DICE e sono varianti di Corsa e Conquista, che grazie a mappe dalle dimensioni più contenute, tempi di respawn praticamente azzerati ed una velocità di gioco superiore risultano molto più frenetiche e brevi.
Assalto a Squadre è un tipico Team Deathmatch, nel quale l’importante sarà sempre fare una kill in più della compagine avversaria. Missione Tattica è una sorta di Corsa nella quale l’obiettivo da distruggere darà accesso al successivo in maniera maggiormente logica ed uniforme: al posto di semplici casse da far esplodere avrete di volta in volta un cancello o una postazione che bloccano il vostro passaggio, ed una volta distrutte daranno accesso alla parte di livello successiva. Controllo Settore è un classico Conquest, nel quale le due squadre lotteranno per il controllo di due o più aree della mappa. La maggior velocità di conquista rende il passaggio di consegne molto più celere, mantenendo sempre in bilico il risultato. Raid Obiettivo è la modalità più frenetica: si avranno solo cinque minuti per distruggere due obiettivi liberamente dislocati sulla mappa dalle dimensioni molto ridotte. Il continuo respawn e la prossimità con gli avversari rendono questa modalità davvero adrenalinica. Per coloro che non devono chiedere mai, ecco arrivare la modalità hardcore, nella quale l’assenza di hud e il fuoco amico rendono ancora più estrema la battaglia.
La scelta degli sviluppatori è stata quella di concentrarsi sul combattimento tra la fanteria, eliminando tutti quegli elementi di supporto, quali i medici o gli ingegneri, che rendevano Bad Company 2 un’esperienza più adatta ad un team che ad un lupo solitario. In Medal of Honor l’importante è essere più veloci del proprio avversario e se la kill avviene dalle parti di un obiettivo sono solo punti in più!
Il lavoro realizzato da DICE, a dispetto dei discordanti pareri legati alla beta, risulta più che piacevole, grazie al mix tra il tatticismo delle modalità e la frenesia delle uccisioni e del respawn. Le poche mappe a disposizione e le modalità di gioco, se confrontate con la concorrenza, appaiono un po’ poche, ma EA incentiva i possessori di pass con contenuti aggiuntivi gratuiti in arrivo nelle prossime settimane. Resta il fatto che gli sviluppatori svedesi sembrano ancora sospesi tra Call of Duty e Battlefield, e Medal of Honor appare senza il carisma dei concorrenti, nonostante il divertimento che sa donare. Si sente in altre parole la mancanza della pulizia grafica del titolo Activision o la distruttibilità di Bad Company 2.
Per il resto il lavoro denota la grande esperienza e capacità del team svedese in questo campo, tanti sbloccabili, un buon bilanciamento delle armi ed un ottimo matchmaking, veloce e capace di inserirvi nella partita con la latenza minore. Durante le partite abbiamo notato qualche problema di respawn, ci è infatti capitato di rinascere sotto il fuoco nemico, ma niente di particolarmente fastidioso, grazie al ritmo infuocato delle partite.
 
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